Un interessante studio (Ferri V., Porcelli R., Fenoaltea E.M., 2024, Lavoro e Intelligenza artificiale in Italia: tra opportunità e rischio di sostituzione, Roma, Inapp, WP, 125 https://oa.inapp.gov.it/handle/20.500.12916/4389) si è proposto di individuare i settori produttivi e le professioni in cui l’IA potrebbe offrire il maggiore valore aggiunto.
Una volta determinato l’Ability level AI exposure (AIOE) nell’ambito italiano e averlo “corretto” con il fattore theta di complementarità (C-AIOE), è stato possibile riportare tale indicatore “attraverso il codice della classificazione delle professioni Istat alla sua massima estensione (quinto digit), sull’occupazione rilevata dall’Istat attraverso la Rilevazione continua sulle forze di lavoro (2022)” per poi verificare l’esposizione all’IA degli occupati italiani.
Partendo dall’esposizione all’IA di ogni professione attraverso l’indice AIOE, è risultato che i lavori meno esposti all’IA sono quelli che “coinvolgono attività manuali o che fanno leva su caratteristiche fisiche o su attività creative e artistiche” e che “In particolare, si evidenziano professioni come manovali, intonacatori, atleti e ballerini”. Sempre in base a questo primo indice “risultano fortemente esposti ruoli come addetti al protocollo e allo smistamento di documenti, così come direttori generali, dipartimentali e figure equiparate nelle amministrazioni statali, negli enti pubblici non economici e negli enti locali”.
Le professioni in cui “l’indice AIOE è elevato e il theta è basso” presentano “un rischio significativamente maggiore di essere sostituite dall’IA. Si tratta di occupazioni caratterizzate da un’elevata rutinarietà, minori responsabilità, criticità, e un livello inferiore di comunicazione, che risulterebbero tra le più vulnerabili alla perdita di posti di lavoro”. Tra queste vi sono ruoli quali: addetti agli affari generali, addetti a funzioni di segreteria, addetti alla gestione dei magazzini, e contabili. Inoltre, vi rientrano anche addetti alla contabilità, agenti del commercio, tecnici programmatori e cassieri.
Utilizzando l’indice C-AIOE corretto “considerato esclusivamente in relazione alle professioni (senza riferimento alla Rilevazione continua sulle forze di lavoro 2022)” le seguenti cinque professioni risulterebbero comunque altamente a rischio: addetti al protocollo e allo smistamento di documenti; uscieri e professioni assimilate; addetti alle buste paga; addetti all’informazione nei call center (senza funzioni di vendita); centralinisti e addetti agli uffici interni di cassa.
Considerevoli anche alcuni rilievi sulle professioni che richiedono la capacità di interpretare e rispondere alle emozioni e alle reazioni delle persone in tempo reale, atteso che la comunicazione vis à vis e il public speaking sono caratterizzate da “segnali non verbali, come il linguaggio del corpo, le espressioni facciali e il tono di voce”. Ossia da elementi non replicabili quali l’empatia e l’emotività, se si pensa che la professione con “il più alto punteggio in tal senso” è quella di rappresentanti di governo e di assemblee nazionali.
Inoltre, le professioni che richiedono competenze relazionali “come la negoziazione, la mediazione dei conflitti, e la costruzione di relazioni” risulterebbero ancora lontane da ciò che l’IA è in grado di fare.
Uno studio complesso, strutturato e ben ponderato che si ripromette di esaminare anche la possibilità dell’AI di generare nuovi posti di lavoro.
Cercare di comprendere se, a differenza delle pregresse “digitalizzazioni”, avrà un effetto sostitutivo o complementare costituisce una ricerca interessante i cui risultati potrebbero veicolare le scelte, oggi, dell’impresa e, nel prossimo futuro, della specializzazione di chi è già nel lavoro e di chi vi accede per pianificare per tempo strumenti di reskilling e upskilling.
Fonte: https://oa.inapp.gov.it/items/44bec246-d3ce-42b4-b6b6-fcec8167e7ad
Ferri V., Porcelli R., Fenoaltea E.M., 2024, Lavoro e Intelligenza artificiale in Italia: tra opportunità e rischio di sostituzione, Roma, Inapp, WP, 125 https://oa.inapp.gov.it/handle/20.500.12916/4389
Artificial intelligence impact: everyone’s job is on the line?
A new research paper (“Lavoro e Intelligenza artificiale in Italia: tra opportunità e rischio di sostituzione” by Ferri V., Porcelli R., Fenoaltea E.M., 2024, Rome, Inapp, WP, 125 https://oa.inapp.gov.it/handle/20.500.12916/4389) set out to identify the productive sectors and careers in which AI could offer its greatest additional value.
Once determined the Ability level AI exposure (AIOE) in the Italian context and “corrected” with the complementarity Theta factor (C-AIOE), it was possible to report this indicator “through the ISTAT occupations classification code at its maximum extension (fifth digit), on the employment surveyed by ISTAT through the Continuous Survey on Labor Forces (2022)” to verify the AI exposure of Italian employees.
Starting with each occupation AI exposure through the AIOE index, it was found that jobs least exposed to AI are those that “involve manual activities or that leverage physical characteristics or creative and artistic activities” and that “In particular, occupations such as manual laborers, plasterers, athletes and dancers stand out“. Also according to this first index “roles such as protocol officers, as well as general managers, departmental and equivalent roles in public administrations, non economic public bodies and local authorities appear to be highly exposed”
Occupations in which “the AIOE index is high and theta is low” have “a significantly higher risk of being replaced by AI. These are occupations characterized by high repetitive tasks, less responsibility, criticality, and a lower level of communication, which would be among the most vulnerable to job loss.” These include roles such as: general affairs clerks, secretarial clerks, warehouse management clerks and accountants. It also includes accounting clerks, sales agents, tech programmers and cashiers.
Using the corrected C-AIOE index “considered solely in relation to occupations (without reference to the Continuous Labour Force Survey 2022)” the following five occupations would still be found to be highly at risk: protocol and document sorting clerks; ushers and related occupations; payroll clerks; call center information clerks (without sales functions); switchboard operators; and internal cashiers.
Other considerable remarks are about professions that require the ability to interpret and respond to people’s emotions and reactions in real time, considering that vis à vis communication and public speaking are characterized by “nonverbal signals, such as body language, facial expressions and tone of voice”. Otherwise, by non-repeatable elements such as empathy and emotionality, if one considers that jobs with “the highest score in this regard” are that ones of government and national assemblies members.
Moreover, professions that require interpersonal skills “such as negotiation, conflict mediation, and relationship building” would still be far from what AI is capable of.
A complex, highly and worthwhile research that also promises to examine AI potential to generate new jobs.
Trying to understand if, unlike past “digitizations”, AI will have a substitution or complementary effect constitutes an interesting research whose outcomes could convey, today, company choices and, in the near future, hired workers and new workers specialisation to plan for reskilling and upskilling goals.
Fonte: https://oa.inapp.gov.it/items/44bec246-d3ce-42b4-b6b6-fcec8167e7ad
Ferri V., Porcelli R., Fenoaltea E.M., 2024, Lavoro e Intelligenza artificiale in Italia: tra opportunità e rischio di sostituzione, Roma, Inapp, WP, 125 https://oa.inapp.gov.it/handle/20.500.12916/4389